19 Feb L’internazionalizzazione delle Imprese – Una sfida in costante evoluzione verso nuovi mercati: l’esempio dei EAU e di Dubai
internazionalizzazione dell’impresa, nel mercato globale, estremamente competitivo innovativo e tecnologico, è una sfida sempre aperta, che richiede l’intervento in campo di vari fattori e, soggetti deputati, tanto nell’ambito della consulenza legale, commerciale, fiscale, quanto in quello della strategia di business development.
There are no secrets to success. It is the result of preparation, hard work, and learning from failure:
L’attività di internazionalizzazione, per le aziende che intendano accedere a mercati esteri (si vedrà in quali ambiti), va pianificata nel migliore dei modi, ponendosi la pianificazione come un must essenziale per la riuscita del progetto:
senza un piano di export ben congegnato, non si può sperare di raggiungere alcun obiettivo significativo.
In altri termini, senza un’adeguata pianificazione, qualsiasi progetto di internazionalizzazione, è destinato a fallire.
Non si può certamente fare affidamento esclusivo all’ intuito dei manager, per quanto abili, con l’intento di cogliere qualche occasione volgendosi qua e là, nell’intento di primeggiare in un determinato mercato estero, sperando di poter un giorno far parte delle imprese ad alta redditività e, ricapitalizzazione.
Occorre, invece:
- fare un attenta analisi delle risorse finanziarie,
- raccogliere informazioni,
- attivare contatti,
- prevedere spese di viaggio,
- eventualmente adattare i prodotti e i servizi offerti alle esigenze dei mercati locali, ecc.
E’ utile, quindi, predisporre un dettagliato piano export, fondamentale per avere accesso al credito e ai finanziamenti.
Soprattutto, è necessario individuare il mercato ed il Paese più confacente, procedendo a:
- all’analisi delle risorse interne (competenze ed esperienze del capitale umano),
- le capacità di marketing,
- le risorse tecniche e quelle finanziarie e quindi
- i costi di avvio dell’iniziativa,
- le previsione di ricavo (a 3–5 anni),
- le fonti di finanziamento, ecc.
La scelta preferenziale tra un Paese e l’altro, richiede una specifica analisi di fattori infrastrutturali, quali:
- contesto politico, economico e culturale;
- barriere fiscali, tariffarie e non;
- tendenze e prospettive di sviluppo;
- segmentazione del mercato;
- l’identificazione dei segmenti obiettivo;
- i principali concorrenti;
- l’adesione ad accordi commerciali di libero scambio, unioni doganali o accordi regionali;
- il posizionamento e l’eventuale adattamento alle esigenze locali;
- le politiche di prezzo;
- le condizioni di vendita e di pagamento;
- le strategie di comunicazione, distribuzione e di sviluppo.
L’internazionalizzazione come aiuto alla crescita aziendale.
Vengono poi in gioco anche i fattori “umani”, intesi come reti di rapporti tra soggetti persone fisiche: alla base di ogni relazione commerciale, vi è una rete di rapporti tra persone: la mancata adeguata considerazione dei possibili partner locali e, delle differenze culturali, può compromettere il buon esito di una importante trattativa.
Allo stesso modo, la conoscenza specifica della legislazione e della normativa locale è d’obbligo: omettere di considerare adeguatamente gli aspetti contrattuali e legali può comportare i fallimento dell’intero investimento.
Tra i mercati di sicuro interesse, ai fini dell’internazionalizzazione delle imprese Italiane, rientra sicuramente quello degli Emirati Arabi Uniti, uno su tutti l’Emirato di Dubai.
Nel giro di pochi anni Dubai è diventato l’Emirato più dinamico ed innovativo all’interno della Federazione, così come quello a più alto profilo.
Il boom edilizio ha portato il governo del Paese a investire in infrastrutture molto costose che includono il Burj Dubai, il cui nome è stato cambiato nel 2011 in Burj Khalifa, l’edificio più alto del mondo, il Dubai World Central International Airport, che, una volta completato, sarà l’aeroporto più costoso mai costruito, e le tre Palm Islands, le isole artificiali più grandi al mondo.
Altri progetti riguardano il Dubai Mall, il centro commerciale più grande del mondo, l’apertura del Ferrari World, il più grande parco a tema del mondo e, un arcipelago artificiale chiamato The World, che mira ad aumentare l’industria del turismo, in rapida crescita a Dubai.
Per quanto riguarda il settore dello spettacolo è in costruzione Dubailand, che dovrebbe essere due volte le dimensioni di Disney World, e la Dubai Sports City, che non solo fornirà la “casa” per le squadre sportive locali, ma può far parte della futura offerta olimpica degli Emirati Arabi Uniti.
Le importazioni principali degli Emirati sono i manufatti, i macchinari, le attrezzature e i mezzi di trasporto.
Una grandissima opportunità per le imprese Italiane, si rinviene, ad avviso dello scrivente nella EXPO 2020, la fiera internazionale in Dubai, che grazie al tema scelto “Connecting Minds, Creating the Future” e ai sotto temi della Mobilità, Sostenibilità, e Opportunità, metterà in evidenza la circostanza che, la mobilità della gente, delle merci, delle imprese e dei capitali, richiesta dal mercato internazionale, dovrà orientarsi verso uno sviluppo globale sostenibile, stabile ed inclusivo.
Gli Emirati intendono attivare, catalizzare, e facilitare quelle tipologie di partnership in grado di battere lo sviluppo di un’economia stabile e capace di fare da ponte tra le differenze culturali e generazionali.
Poiché si tratta del primo World Expo che si tiene nel Medioriente nella regione del Nord era del Nord Africa e dell’Asia del sud, l’evento rappresenterà una piattaforma globale che consentirà ai Paesi dell’area di diventare partner su scala mondiale,ciò consentirà anche di cambiare la percezione dell’area a livello mondiale.
Più che ogni altro Emirato, Dubai, ha una fortissima propensione commerciale sfruttando al massimo la sua posizione geografica favorevole sia termini assoluti, sia rispetto alle vecchie tratte verso le Indie.
Oggi DUBAI è considerata la Capitale commerciale del Medio Oriente.
Lo sviluppo del commercio estero, il progressivo aumento dei flussi di riesportazione registrati negli ultimi 15 anni, derivano dall’aver assunto una posizione predominante nell’intera zona araba, nello smistamento di merci.
Con lo sviluppo e la contestuale nascita di tale attività si è assistito alla contestuale nascita delle attività ad essa collaterali (banche, assicurazioni, trasporti, manifestazioni, etc.).
L’Emirato di Dubai e, gli EAU in genere, rappresentano ancor oggi, per molti, una terra lontana e dal volto oscuro.
In realtà chi ha avuto l’opportunità di soggiornare a Dubai, resta inevitabilmente affascinato dall’unicità del posto e dalle molteplici possibilità che questo offre, tanto che è divenuto un comune dire l’affermazione
per comprendere dubai occorre andarci
un paradiso fiscale, dalle belle spiagge e mare cristallino, di cui oggi solo il 10% è stato realizzato di quanto in progetto secondo il suo “ideatore” lo sceicco di Dubai, Mohammed bin Rashid Al Maktoum.
Grazie alla Expo 2020, ed al contestuale eccezionale sviluppo delle infrastrutture, Dubai diventerà presto importante la meta turistica più importante del mondo.
Con la previsione di 25 milioni di visitatori, di cui il 70% giungerà oltre mare, l’Expo 2020, sarà l’edizione con più visitatori internazionali nella storia.
Dubai, già offre un sistema di infrastrutture di caratura mondiale, come per esempio i due aeroporti i quali rivestono un ruolo fondamentale nel collegamento aereo per tutto il pianeta.
La previsione al 2020, è di accogliere 20 milioni di turisti all’anno, considerando anche coloro che viaggiano per motivi di affari.
I turisti, sono sempre più alla ricerca di destinazioni che offrano una varietà di esperienze uniche e straordinarie.
Grazie ai progetti, sempre più ambiziosi, Dubai non è solo un luogo da visitare, ma anche una destinazione in cui trasferire la propria impresa, risiedere e vivere stabilmente.
Il settore dell’Hotelerie, in questo senso ha avuto un sviluppo esponenziale, ad esempio, i costruttori degli hotel a 3 e a 4 stelle sono stati incentivati con finanziamenti volti a sviluppare gli investimenti immobiliari, ampliando l’offerta del mid-market.
L’occasione, è ottima per tutte quelle imprese Italiane che lavorano nel settore del terziario con punte di eccellenza, in questo caso in quello della fornitura di mobili, accessori di arredamento, cucine strumenti di lavoro nell’ambito della ristorazione dove l’Italia da sempre primeggia fregiandosi di marchi di fama internazionale per qualità e design.
Anche il settore delle costruzioni e, della progettazione architettonica ed ingegneristica di infrastrutture, considerate le previsioni di sviluppo dei prossimi anni, rappresenta una grande sfida ed opportunità, per tutte quelle imprese Italiane che abbiano ambizione e, voglia, di porsi in competizione globale, per l’aggiudicazione di appalti per la realizzazione di progetti di entità rilevante; facendo così valere la tradizione italiana ingegneristica e, di progettazione architettonica che, è da sempre all’avanguardia.
Ovviamente, ad essere favoriti, sono anche i settori del Made in Italy tradizionalmente apprezzati in tutto il mondo, quali quello dell’abbigliamento, del food, della gioielleria, della nautica, che potranno usufruire di un’opportunità unica negli UAE con previsioni di rilancio dell’azienda ed incrementi di fatturato costanti nel relativo mercato di stabilimento/export, per almeno i prossimi 10/15 anni.
Le Imprese Italiane che pertanto intenderanno stabilirsi in Dubai o negli Emirati, avranno dunque un’opportunità unica, considerando anche i rapporto sussistenti tra i due Paesi.
Gli Emirati Arabi e Uniti, risultano, infatti, uno dei maggiori partner italiani quanto ad interscambio commerciale.
Con volumi attestati attorno ai 5 miliardi e mezzo di euro, tale mercato, tra i Paesi del Golfo, costituisce, difatti, il primo partner commerciale dell’Italia all’interno dell’area Medio Orientale ed il nono, avendo come punto di riferimento il mercato globale.
Esaminando il trend di esportazione Italiano verso gli EAU, negli ultimi 26 anni, come da analisi effettuata dalla “Italian Industry & Commerce Office in the UAE”, si evince come, le esigue diminuzioni registratesi nel 2014 a carico del volume delle merci e dei servizi Italiani esportati negli Emirati, rientrino di fatto nell’ottica di ripresa che dal 2010 ha segnato un ritmico ed inesorabile recupero dell’export nazionale nel paese del Golfo.
Nel complesso, dunque, si tratta di dati piuttosto incoraggianti, qualora si consideri il momento economico mondiale poco favorevole e soprattutto, laddove si paragonino tali dati con l’allarmante calo avvenuto tra il 2009 e 2010.
La flessione, comunque, non ha riguardato i settori tradizionali del Made in Italy dall’abbigliamento di accessori a quello agroalimentare e del food.
In particolar modo per il settore del food la forte domanda del mercato emiratino, specie in Dubai, è sostenuta da forti sinergie per parte italiana.
Un ruolo importante è giocato non solo dalla qualità del prodotto nazionale, ma anche dal lavoro di brand awareness operato da alcuni lungimiranti operatori italiani, come ad esempio l’azione intrapresa da Eataly su scala globale oltre che, locale.
In tal senso in questo settore essenziale e, di esempio, è la presenza negli Emirati di circa 150 operatori italiani con una propria attività (ristoranti, pizzerie, bar).
Questi ultimi, per garantire l’alto livello della ristorazione italiana nel mondo, provvedono a rifornirsi di soli prodotti nazionali, contribuendo in tal modo l’interscambio commerciale fra Italia ed Emirati.
In tal senso, si può ben affermare che il mercato emiratino, soprattutto quello di Dubai, è orientato per natura intrinseca all’eccellenza; l’eccellenza del prodotto si pone come un must ed una sfida, per tutte quelle imprese che vorranno non solo esportare negli Emirati ma anche insediarsi stabilmente.
La prima regola di ogni tecnologia usata nel Business è che l′automazione applicata ad un processo efficente migliora l′efficienza. La seconda regola è che l′automazione applicata ad un processo inefficente ne migliora l′inefficienza.
A tal proposito, la politica fiscale in Dubai, è stata volta ed orientata proprio per favorire lo stabilimento di industrie e società straniere nell’area, con indubbi vantaggi per tutti i settori.
Al fine di incentivare, la libera iniziativa delle imprese e lo stabilimento, il Ministero dell’Economia di Dubai ha istituito numerose zone di libera iniziativa economica caratterizzata da vantaggi di natura fiscale e tributaria.
Queste zone, le c.d. free zone o aree franche, (al momento ce ne sono ben 25), sono dei veri e propri centri urbani, ognuno con una specifica destinazione economica e, con il proposito di attrarre investimenti stranieri.
Tale obiettivo sembra essere già oggi raggiunto, in considerazione che il 90% delle compagnie censite nella top 100 dalla rivista Fortune sono operanti stabilite in Dubai.
Tra le free zone più innovative, vi è la Dubai Silicon Oasis (DSO), costituita nel 2004 ed estesa su 7,2 chilometri quadrati; tale area è di proprietà del governo che ha voluto costituire una comunità integrata per la residenza lavoro caratterizzandola altresì come Free zone dotata di vantaggi fiscali godibili per cinquant’anni, con la possibilità di prendervi la residenza.
Si consideri a tal proposito che la maggioranza delle altre zone sono totalmente a destinazione residenziale.
Al suo interno, è anche presente il Dubai Silicon Knowledge Centre, un’area destinata alla formazione accademica, in cui sorgono scuole e università di primaria importanza, per la creazione e lo sviluppo di un’ampia base di talento ed esperienza nel settore della tecnologia, che fa di Dubai il primo polo tecnologico del Medio Oriente.
Inoltre investitori e dipendenti, che scelgono di vivere nella zona, possono approfittare di affitti agevolati.
Tra le altre zone free tax esistenti, le più importanti sono Internet City, la Silicon Valley del Golfo Persico, dove hanno fatto investimenti tutti i colossi dell’high-tech mondiali, il Dubai Knowledge Village, zona per la formazione accademica, la Jabel Ali Free Zone, Centro di attività industriali e di stoccaggio/distribuzione, assemblaggio e produzione situata in prossimità dell’omonimo aeroporto, in cui sono presenti circa 6.000 aziende.
Altre zone franche, sono in fase attuale di sviluppo.
Caratteristica accomuna tutte le varie free zone sono, tra le varie, l’assenza di tassazione sui redditi, il pieno diritto di rimpatrio del capitale, l’assenza di tassazione importazioni ed esportazioni, opportunità di usufruire di incentivi agli investimenti, i bassi costi operativi, l’assenza totale di tassazione su plusvalenze da alienazione.
Dubai, come gli EAU, dunque, grazie ad una consolidata politica di incentivi per la creazione di zone franche e, alle infrastrutture all’avanguardia, rappresenta non solo uno dei principali centri di riesportazione non solo del Medio Oriente, ma del mondo intero, ponendosi, nel Mercato Globale, quale primario centro degli affari e, centro dell’attività internazionale e della ri-esportazione, grazie alla vicinanza geografica ai mercati del Medio Oriente, del subcontinente Indiano e dell’Africa.
In altri termini, in qualità di principale hub attraverso il quale espandere il proprio business, Dubai, rappresenta per le aziende straniere la porta d’ingresso ad un mercato con un enorme potenziale, in diversissimi settori.
Un mercato vasto, enorme. Più di 18 miliardi di USD di importazioni annue; una porta d’ingresso per 150 miliardi di USD, in un sistema di libera impresa e, stile di vita cosmopolita, il tutto godendo di una posizione strategica, che pone Dubai al centro delle regioni più ricche del mondo.
In questo senso, la vicinanza di Dubai all’Iran, garantirà sicure prospettive di investimento e guadagno per le imprese estere insediate nell’Emirato, in un futuro molto prossimo, potendosi considerare l’Iran, come il mercato delle grandi opportunità, per la propria necessità di creare grandi infrastrutture, elemento chiave nel processo di modernizzazione del Paese.
In altri termini, Dubai rappresenta un’occasione unica che ha portato le imprese di oltre 150 nazioni a spostare o avviare attività economiche negli ambiti più svariati; un’occasione che le imprese italiane devono assolutamente sfruttare, non potendovisi sottrarre, per essere competitive nel nuovo mercato globale.
Articolo redatto da Avv. Prof. Giuseppe Lepore e da Avv. Andrea Zazzara dello Studio Legale Lepore – Associazione Professionale.
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